Descrizione
Storia dell’arte [150] Nuova Serie 2018|2
Stefano Pierguidi
Francesco Albani teorico e Vincenzo Giustiniani committente: i quadri sopraporta a “figure intiegre”
Caravaggio dipinse molte tele di storia a mezze figure, alcune delle quali per Vincenzo Giustiniani. Questi fu un appassionato sostenitore e mecenate di quegli artisti, soprattutto oltramontani, che divennero i primi e i più entusiasti seguaci della rivoluzione caravaggesca. Egli, però, non sembra rimanesse a lungo favorevole a quella impaginazione delle istorie sacre che era stata una delle cifre distintive del linguaggio di Caravaggio e dei suoi seguaci; forse anche per cercare un accordo con la tradizione e la scuola dei Carracci, o magari per sdoganare i seguaci del Merisi agli occhi degli intendenti d’arte romani meno aperti alle novità, egli impose a molti di loro la classica formula dei quadri a figure intere per i dipinti che facevano parte di quel grandioso ciclo di storie con la vita di Cristo messo insieme dal marchese tra il secondo e il terzo decennio del secolo. In questo senso, un ruolo chiave venne forse giocato da Francesco Albani, nella sua veste tanto di pittore quanto di teorico: allievo ed erede di Annibale Carracci e della sua bottega, egli dipinse per il Giustiniani un’importante sopraporta di tema critologico (si trattava di un’Ultima Cena, perduta), naturalmente a figure intere, che si confrontava con tele della massima importanza, sempre a figure intere, di maestri caravaggeschi.