Studioso di fama internazionale, docente universitario, critico, curatore, Maurizio Calvesi (Roma, 18 settembre del 1927 – 24 luglio 2020) si è laureato nel 1949 alla Sapienza, con Lionello Venturi, con una tesi su Simone Peterzano, maestro di Caravaggio.
Negli anni Cinquanta ha lavorato nell’Amministrazione delle Belle Arti, ricoprendo il ruolo di direttore della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, per poi passare nel 1959 a Roma, come vice-direttore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e, dal 1964 al 1967, alla direzione della Calcografia Nazionale.
Dal 1967 ha insegnato nelle Accademie di Belle Arti di Carrara e di Roma.
Gli anni Settanta lo vedono Professore Ordinario all’Università di Palermo e, dal 1976/77, alla Sapienza di Roma, dove è stato direttore dell’Istituto – poi Dipartimento – di Storia dell’Arte, formando generazioni di allievi e allieve e dove, dal 2003 è stato Professore Emerito.
Fra i suoi tanti incarichi, si ricordano la direzione del settore Arti Visive nelle Biennali di Venezia del 1984 e del 1986; la presidenza della Fondazione Burri di Città di Castello e della Fondazione Mastroianni di Arpino.
Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia Clementina di Bologna e dell’Accademia di San Luca, Calvesi è stato insignito del Premio Viareggio per la saggistica nel 1990 per il libro Le realtà del Caravaggio e – nel 2008 – del prestigioso Premio Balzan per le arti figurative, “per lo straordinario lavoro svolto nel campo della storia dell’arte visiva moderna e contemporanea”.
Dal 1979 al 1982 ha fatto parte del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia, di cui ha diretto il settore Arti Visive curando le Biennali del 1984 (Arte allo specchio) e del 1986 (Arte e Scienza).
Dal 1983 al 1988 e dal 1992 al 2001 è stato dapprima Vicepresidente, poi Presidente del Comitato per i Beni Artistici e Storici nell’ambito del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali.
È stato Accademico dei Lincei, Accademico di San Luca, socio dell’Istituto di Studi Romani e dell’Accademia Clementina di Bologna.
Dal 1993 al 2000 ha diretto il Museo-Laboratorio di arte contemporanea (Mlac) dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Dal 2001 ha presieduto la Fondazione Burri (“Fondazione Albizzini-Collezione Burri”) di Città di Castello e ha curato la raccolta d’arte del XX secolo del Ministero degli Affari Esteri.
Dal 2005 al 2010 è stato Direttore della “Fondazione Mastroianni” ad Arpino. Fra i suoi numerosi incarichi, anche la consulenza presso la “Fondazione Marino Marini” a Pistoia e la partecipazione, nel 1999,
alla Commissione del Ministero del Tesoro incaricata di scegliere le immagini d’arte per le nuove monete dell’Euro: a Calvesi si deve la scelta della Mole Antonelliana e di Forme uniche nella continuità dello spazio di Umberto Boccioni, nei rovesci di 2 e 20 centesimi di euro.
I primati di Calvesi nell’individuare campi di studio innovativi e fertili, sono ben illustrati in una nota dell’Accademia di San Luca. Maurizio Calvesi – vi si legge – “è il primo studioso italiano, sin dagli anni Cinquanta, a mettere in luce le componenti dell’ermetismo rinascimentale e a introdurre l’interpretazione in chiave junghiana e iconologica dei grandi capolavori del Quattro e Cinquecento. Integrando questi strumenti all’analisi formale e attributiva e all’indagine d’archivio, Calvesi inaugura un metodo che porta contributi innovativi anche radicali alla conoscenza di artisti come Piero della Francesca, Giorgione, Dürer, Caravaggio, Piranesi, Duchamp, de Chirico”. Ancora, Calvesi viene riconosciuto come uno dei primissini studiosi che indagano “il rapporto arte-alchimia nella sua continuità storica dal Rinascimento alle Avanguardie. Dà impulso agli studi sul Quattrocento romano e riporta in luce la figura di Francesco Colonna Romano come autore della Hypnerotomachia Poliphili.A partire dal 1953 promuove la rivalutazione del Futurismo con studi fondanti sul movimento, su Marinetti e sui singoli artisti, in particolare su Boccioni di cui cura il primo catalogo generale dell’opera, oltre che su Marinetti, Balla, Carrà, Severini e Prampolini. È stato tra i primi ad occuparsi in modo approfondito, nel 1959, di Alberto Burri; è stato anche tra i primi a parlare di artisti come Schifano, Festa, Kounellis, Vettor Pisani, De Dominicis, Mariani, Di Stasio”.
La mole delle sue pubblicazioni tocca i più importanti artisti italiani e internazionali e si articola in volumi, saggi specialistici, testi di alta divulgazione, collegati anche alla sua attività pubblicistica su quotidiani come “Il Corriere della Sera” (1972-78), settimanali come “L’Espresso” (1968-72) e mensili come “Art & Dossier” (1986-1995) e “Ars” (1997-2001).
Il suo nome è legato poi indissolubilmente alla storia di questa rivista di cui è stato redattore, direttore, co-editore insieme con la moglie Augusta Monferini.
Esplorando l’Archivio attraverso il suo nome, emerge una parte dei tanti articoli che lo studioso vi ha pubblicato negli anni, seguendo i fili di una curiosità culturale e di un intuito storico impareggiabili.