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Contemporaneità barocca. Un workshop a Roma: 20 settembre 2021

ANTONELLA SBRILLI

Nella bolla papale “Inter gravissimas”, con cui nel 1582 papa Gregorio XIII stabilì la riforma del calendario, oltre all’abolizione di dieci giorni di ottobre, si trova una menzione dell’anno 2000 (“Anno vero MM”), per esemplificare la nuova regola di calcolo degli anni bisestili. Quando quella data, da un futuro che sembrava molto remoto, divenne presente, fu accolta da una rete globale di mostre, i cui titoli sono un repertorio di dichiarazioni sul tempo: Tempus fugit (The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City), The Story of Time (National Maritime Museum, Greenwich), Le temps, vite (Beaubourg, Parigi), Tempo! (Palazzo delle Esposizioni, Roma). Oltre alle mostre, il cambio del millennio diede nuove motivazioni alla creazione di opere d’arte basate su griglie di calendario, effemeridi, dispositivi di calcolo paradossali, détour temporali, montaggi; e anche a nuovi studi sulle rappresentazioni visive e concettuali di questa dimensione ineffabile e pervasiva. L’effetto-Duemila si sarebbe riverberato anche oltre la data di passaggio, in mostre come Chronos. Il tempo nell’arte dall’epoca barocca all’età contemporanea tenutasi al Filatoio di Caraglio (Cuneo) nel 20051Chronos. Il tempo nell’arte dall’epoca barocca all’età contemporanea, a cura di Andrea Busto, Alberto Cottino e Francesco Poli, Centro Sperimentale per le Arti contemporanee, Caraglio, 28/5 – 9/10 2005, catalogo Edizioni Marcovaldo, Cuneo 2005, e nell’impresa enciclopedica curata da Achille Bonito Oliva, I portatori del tempo, cinque volumi che attraversano le arti contemporanee sub specie temporalitatis (Electa, 2010 – 2018).
Per tanti motivi – da cui non si può escludere la situazione pandemica – l’anno 2021 è stato costellato da esposizioni ed eventi dedicati al tema: a Milano, al Museo Poldi Pezzoli, La Forma del Tempo, a cura di Lavinia Galli, ha messo in relazione l’iconografia temporale con gli sviluppi della sua misurazione, attraversando i secoli e le tecnologie. E a Roma, due mostre hanno dialogato fra di loro in vario modo: Tempo barocco a Palazzo Barberini e Damien Hirst. Archaeology Now alla Galleria Borghese.

Veduta della mostra “Tempo barocco”, Palazzo Barberini, Roma, 2021 (Cerrini, Il tempo rivela la verità e Orologio notturno, XVII secolo) courtesy Palazzo Barberini –Alberto Novelli

Oltre a dipinti e disegni esemplari, a manufatti di grande ingegno e perizia meccanica – come gli orologi notturni – Tempo barocco ha offerto riflessioni interdisciplinari, fra scienza, rappresentazione visiva e poesia. Valga come esempio, il saggio in catalogo di Emilio Russo, che ricorda una lettera di Torquato Tasso, siglata 8 ottobre 1582 e dunque “letteralmente fuori dal tempo”, perché scritta in uno di quei dieci giorni dell’ottobre 1582 soppressi dalla bolla di papa Gregorio XIII; e che si addentra nel territorio della “misurazione analitica” del tempo, con le lettere di Galileo che nel gennaio del 1610, “notte dopo notte” annota le sue osservazioni sul moto dei pianeti e della luna.
Dalla scrittura poetica alla scrittura scientifica, il tempo barocco – e le riflessioni su di esso – si rivela il “perno di un’intera concezione del mondo”, ampia, variegata, virtuosistica, che può venarsi di rimandi morali alla vanitas e di concettismo2 Emilio Russo, Il tempo nella poesia barocca. Rappresentazione e riflessione, inTempo barocco, a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, Roma, Palazzo Barberini, 15/5 – 3/10 2021, catalogo Officina Libraria, Roma 2021, pp. 33-43 .
Nell’esposizione Damien Hirst. Archaeology Now alla Galleria Borghese, l’artista britannico ha inserito nel decor del museo – accanto ai capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano – più di 80 opere della serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable, sculture e oggetti che fingono di venire da un passato lontano, innescando una serie di loop fra autentico, falso, verosimile, sopravvissuto, mimetico, ritornante (per “Storia dell’arte” in tempo reale, Maria Grazia Tolomeo ne ha scritto qui).

Veduta della mostra “Damien Hirst. Archaeology Now” alla Galleria Borghese, Roma, 2021 (Bernini, Apollo e Daphne; Hirst, Children of a Dead King)
courtesy Galleria Borghese –Luciano Romano, Damien Hirst & Science Lltd

Intorno e all’interno di queste due mostre, il 20 settembre 2021 si è svolto il workshop interdisciplinare Contemporaneità barocca. Letture incrociate di due mostre attuali. Organizzato dal Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte – Bibliotheca Hertziana, diretta da Tristan Weddigen, l’incontro ha avuto luogo all’interno dei due musei, in collaborazione con le loro direttrici, rispettivamente Flaminia Gennari Santori e Francesca Cappelletti, co-curatrici della mostra Tempo barocco.
Esperti di diverse discipline (storia dell’arte, letteratura, storia della scienza, allestimento museale) hanno scambiato esperienze e idee seguendo queste tracce: il concetto di tempo e la sua misurazione tra arte e scienza; rappresentazioni e allegorie del tempo; materialità dell’opera e sua caducità o durata; attualizzazione e anacronismo; contestualizzazione e costruzione del passato attraverso i temi del collezionismo e dell’allestimento museale; riuso e attualizzazione dell’antico.
La peculiarità del laboratorio romano è stata quella di aver affrontato alcune di questa tematiche in visione ravvicinata, a diretto contatto con le opere, sculture, dipinti, disegni, sofisticati meccanismi d’orologeria, prodotti in epoca barocca, seguendo i fili che li collegano ai loro contesti storici e – da quelli – alla vita successiva delle forme e dei pensieri sul tempo.
Un esempio significativo, trattato da Joris van Gastel (Universität Zürich), è l’iconografia del teschio: “onnipresente nel Barocco”, e molto amato da Hirst, è un simbolo di vanitas, ma anche una presenza corporea che può essere manipolata, e una sorta di scultura naturale prodotta dal tempo stesso, che può diventare oggetto di discussione scientifica sulla pietrificazione e sul tempo geologico. Un altro tema maggiore è la presenza delle misure del tempo nella poesia, a cui Lucia Simonato (Scuola Normale Superiore) ha dedicato il suo contributo: presentando testi lirici europei del XVII secolo che hanno posto al centro delle loro composizioni orologi di diverso tipo (clessidre, meridiane, ruote dentate), è emersa l’importanza della mediazione poetica nel codificare il valore simbolico del tempo. “Lungi dall’offrire solo semplici descrizioni di oggetti reali, queste composizioni sembrano piuttosto anticipare possibili programmi per orologi ancora da costruire, o almeno suggerire credibili contesti d’uso per iconografie condivise”.
La relazione tra l’iconografia di “Veritas filia temporis” e quella di “Invidia” ha permesso a Jana Graul (Bibliotheca Hertziana) di evidenziare “un’idea complessa e ambigua del tempo barocco, sia potere benevolo che forza distruttiva”.
Le sculture e la loro ricezione in rapporto al tempo della percezione e della vita postuma delle opere plastiche è stata trattata da Lorenzo Pericolo davanti all’Allegoria del Sonno di Alessandro Algardi (University of Warwick) e da Samir Boumediene (Villa Medici Accademia di Francia) intorno alla Veritas di Bernini (La verità svelata dal tempo).
La stratificazione del tempo che emerge guardando le opere di Damien Hirst esposte alla Galleria Borghese è stata al centro dell’intervento di Laura Iamurri (Università Roma Tre): “Il tempo irrimediabilmente lineare dell’esistenza umana, ripetutamente evocato nell’opera dell’artista sotto forma di Vanitas e “memento mori”, lascia qui il posto a un confronto con il tempo storico e all’invenzione di un nuovo rapporto con il passato”.
Il contributo di chi scrive (Sapienza Roma) si è incentrato sul lavoro dell’artista piacentina Chiara Camoni: dopo aver rivendicato da un notaio la “proprietà” per usucapione dei dieci giorni cancellati dalla riforma del calendario di Papa Gregorio XIII, li consegna ai partecipanti alla sua performance Dieci giorni (svolta in molte sedi museali a partire dal 2003), perché li intercalino virtualmente e creativamente nel flusso del loro tempo quotidiano.

Chiara Camoni, Dieci giorni, 2003

Con una certa baldanza, e freschezza, Camoni si raffigura di profilo davanti a un ritratto di Gregorio XIII, il “pontefice che aveva ereditato da Dio la capacità di correggere il sole e di mutare il corso del tempo”, così nell’elogio di Giovan Battista Marino, rammentato nel catalogo Tempo barocco3 Emilio Russo, Il tempo nella poesia barocca. Rappresentazione e riflessione, op. cit., pp. 33-34, sfidandolo dalla soglia di quell’anno 2000 che era stato evocato nella bolla cinquecentesca. Viene rievocato così un mutamento epocale del senso del tempo: anche Michel de Montaigne (Saggi, libro III, capitolo X) annotava di non riuscire ad adattarsi al cambiamento, tanto da essere con la mente sempre dieci giorni avanti oppure indietro. Lo sfasamento di dieci giorni fra i calendari in vigore dopo la riforma gregoriana – che fu accettata prima, e in diverse fasi, dai paesi cattolici e più avanti da quelli protestanti – si riverbera anche nelle vicende del romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault: “Ecco, la riforma viene promulgata nel 1582, e si aboliscono i giorni dal 5 al 14 ottobre, ma questo funziona solo per il papa. La Francia adotta la riforma nel 1583 e abolisce i giorni dal 10 al 19 dicembre. In Germania succede uno scisma e le regioni cattoliche adottano la riforma nel 1584, come in Boemia, mentre le regioni protestanti l’adottano nel 1775”.
E a proposito di tempo, il workshop del 20 settembre 2021 è stato anche uno dei primi cauti ritorni agli incontri dal vivo, in presenza, davanti alle opere: le relazioni e le discussioni si sono svolte in piedi, con i partecipanti disposti in cerchio, o dislocati nelle sale. Anche questo un segno dei tempi, che inducono a cambiamenti di stato, a nuovi assetti, per non perdere il momento opportuno di uno scambio fertile di idee e conoscenze.

Speakers: Samir Boumediene (Villa Medici Accademia di Francia a Roma), Joris van Gatel (Universität Zürich), Jana Graul (Bibliotheca Hertziana), Laura Iamurri (Università degli Studi Roma Tre), Lorenzo Pericolo (University of Warkwick), Antonella Sbrilli Eletti (Sapienza-Università di Roma), Lucia Simonato (Scuola Normale Superiore)

Respondents: Francesca Alberti, Mario Codognato, Anna Coliva, Romeo Pio Cristofori, Giosué Fabiano, Graylin Harrison, Antonio Iommelli, Rossana Maletto Cazullo, Víctor Martín García, Elisa Martini, Dario Pappalardo, Chiara Pazzaglia, Emilio Russo, Claudio Strinati, Ariane Varela Braga

Organizzazione scientifica del workshop: Francesca Cappelletti, Lara Scanu, Laura Valterio, Tristan Weddigen

Una versione in inglese di questo testo è apparsa, con il titolo Layers of Time, su “Time’s News” n. 52, 2021, pubblicazione dell’International Society for the Study of Time (ISST).

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