Novità dal restauro delle due anfore istoriate nella bottega di Pietro Papi (Urbania 1670)
ROMANA MASTRELLA
Come si è potuto illustrare nel precedente intervento Due anfore inedite di Pietro Papi (Urbania 1670) con scene della Gerusalemme Liberata del Tempesta, il ritrovamento delle due maioliche firmate e datate oggi in collezione Alberto Di Castro (fig. 1 a-b), oltre ad aggiungere un importante tassello al panorama delle ceramiche istoriate del Seicento, rappresenta la prima testimonianza certa dell’opera di Pietro Papi, personalità che a ragione va collocata accanto ai nomi dei più noti protagonisti della maiolica urbaniese tardo barocca: Ippolito Rombaldoni, Giovan Antonio e Benedetto Marfori, il plasticatore Tommaso Amantini 1 R. MASTRELLA, Due anfore inedite di Pietro Papi (Urbania 1670) con scene della Gerusalemme Liberata del Tempesta, in «Storia dell’arte» in tempo reale, agosto 2021.
Nel corso di un’analisi sui due manufatti, preliminare al restauro, è risultato evidente come entrambe le anfore siano state oggetto nel secolo scorso di un consolidamento con rinforzi in bronzo applicati sulla base, all’interno del collo e alla base del corpo ovoidale. Tali elementi sono stati rimossi per restituire maggiore equilibro alla struttura ripristinando così le proporzioni originali. Durante la rimozione delle aggiunte all’interno di uno dei due vasi sono stati recuperati frammenti di due documenti scritti in francese, utilizzati in un precedente restauro per fornire maggior solidità alla struttura. La scritta leggibile sul primo «ACQUIT DE PAIEMENT DE DROITS D’ENTREE» con una data «13 août 1829» scritta a mano (fig. 2), e sul secondo la lettura di alcune parole tra cui «FRANCE», li identifica come documenti di dogana. La presenza dei due frammenti ci consente di ricavare due dati importanti: una data post quem per il più antico restauro e il probabile passaggio in Francia delle due anfore.
Una più attenta analisi degli episodi rappresentati sul corpo delle anfore, tratti dalle incisioni realizzate da Antonio Tempesta per la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, ha potuto mostrare, inoltre, che i cartigli dipinti alla base non corrispondevano al soggetto rappresentato nel corpo della coppia di vasi, essendo stati invertiti nel corso del precedente intervento; lo smontaggio ha quindi permesso il ripristino del corretto rapporto tra episodio e iscrizione.
In questo modo, alla raffigurazione di Goffredo e del suo esercito che avanzano verso Gerusalemme presente sul lato policromo di un’anfora (fig. 3 a-c), tratta dal canto I, corrisponde ora l’iscrizione «A’ GL’ALTI CENNI IL CAPITAN DI CHRISTO MOSSE LE SCHIERE AL GLG(O)RIOSO AQVISTO», mentre l’immagine tratta dal canto III e raffigurata sul lato monocromo (fig. 3 b-d), in cui i crociati sono inginocchiati in preghiera mentre in secondo piano hanno inizio le prime rappresaglie alle porte di Gerusalemme, è accostata l’iscrizione «CLORINDA ALI FIDEL S’OPONE IN GVERRA CADE DVDON PER MAN BOVIS (?) IN TERRA».
In questo caso non vi è una piena corrispondenza tra gli episodi rappresentati sul corpo dell’anfora e quelli descritti nel cartiglio, il valoroso combattimento di Clorinda e l’uccisione di Dudone, pur essendo essi narrati nel canto III. Una simile situazione si ripresenta nella seconda anfora (fig. 4 a-d). Sul lato policromo è rappresentata una scena tratta dal canto XIV in cui in primo piano un mago narra a Carlo e Ubaldo, circondati da una schiera di soldati, di Rinaldo fatto prigioniero da Armida; in secondo piano sempre Carlo e Ubaldo, in procinto di iniziare la ricerca di Rinaldo, sono ricevuti da Pietro l’Eremita. Tuttavia, l’iscrizione corrispondente «DELLA SVA GRATIA IL PIO GOFFREDO AFFIDA RINALDO OND’EL PARTI DA (LA) EMPIA ARMIDA» si riferisce a un altro episodio del canto XIV, quello in cui Goffredo decide di permettere il ritorno di Rinaldo sotto consiglio di Ugone, apparsogli in sogno. L’iscrizione presente sul lato monocromo «RINALDO OFFESO (U)CIDE IL FIER GERNANDO POI SE NE VA LVNS(G)I DAL DUCE IN BAN (?)» si riferisce invece all’episodio rappresentato in secondo piano e tratto dal canto V, in cui Gernando è ucciso da Rinaldo per via delle aspre contese sorte in merito all’elezione di un capo dopo la morte di Dudone. In primo piano Armida parte con i dieci cavalieri promessi da Goffredo affinché la aiutino.
Le basi delle anfore risultavano invertite anche nel rapporto cromatico tra le parti, per cui sono state rimontate in modo che il cartiglio monocromo fosse in corrispondenza del lato monocromo, e che lo stesso avvenisse per quello policromo. A seguito di tale ricomposizione risulta ancora più evidente l’appartenenza dei due vasi alla serie della coppia di anfore conservate a Burghley House 2 G. LANG, European Ceramics at Burghley House, Stamford 1991, p. 5; M. TAVELLA, La collezione di maioliche italiane di Burghley House dal 1587 residenza della famiglia Cecil. Momenti di gloria di una dimora elisabettiana, in «Ceramicantica», II, n. 7, 1992, pp. 36-50.(fig. 5), sulle quali sono rappresentate altre scene della Gerusalemme liberata, tratte dai canti II, IV, VI e XX 3 Per un confronto più approfondito tra le anfore qui presentate e quelle conservate a Burghley House si veda: MASTRELLA 2021..
Oltre alla rimozione delle aggiunte successive, il restauro ha previsto il consolidamento della struttura e la pulitura della superficie, da cui è emersa la brillantezza del colore originale, e la rimozione delle precedenti ridipinture, particolarmente evidenti nelle firme presenti su entrambe le basi («NELLA BOTEO DEL PAPI ANNO 1670 IN UBRANIA» e «NELLA BOTEO DEL PAPI L’ANNO 1670 IN UBRANIA») (fig. 6 e 7).
A conclusione delle operazioni è stato quindi possibile ripristinare la segnatura originale, identica per entrambe: «NELLA BOTEGA DEL PAPI L’ANNO 1670 IN URBANIA».