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Un libro di Lucia Tongiorgi Tomasi ai Lincei: 5 giugno 2022

Irene Baldriga

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Irene Baldriga

È all’insegna di un “esercizio di metodo” che appare appropriato inquadrare il bel libro di Lucia Tongiorgi Tomasi recentemente pubblicato da Olschki, Ritratti, libri, giardini. Sebastiano del Piombo, Fernando Colombo, Agostino Chigi, che viene presentato il 5 giugno 2022 ai Lincei, nell’ambito delle Letture Corsiniane. Si tratta di un testo di vastissimo respiro culturale, letteralmente costruito intorno a un solo straordinario dipinto, ovvero il fino ad ora incompreso Ritratto di umanista di Sebastiano del Piombo, giunto presso la National Gallery di Washington dopo complessi passaggi di proprietà documentati dal 1821 con una vendita della famiglia Gizzi di Napoli (come ritratto di anonimo, il dipinto compariva anche in occasione dell’esposizione romana del 2008 a Palazzo Venezia, cat. n. 36, pp. 186-187).
Nel presentare lo spirito del suo contributo – un percorso interdisciplinare che la porta a ricomporre le trame intricatissime di una vicenda biografica e culturale di straordinaria e affascinante complessità – la stessa studiosa si richiama al “paradigma indiziario” magistralmente illustrato da Carlo Ginzburg nel suo ormai classico Miti, emblemi e spie (2000). Sulla base di dettagli iconografici incontrovertibili, eppure mai rilevati, e di evidenze documentarie già acclarate (fondamentali gli studi di McDonald 2004-2005 e di Wilson-Lee 2019), il dipinto di Washington viene in modo molto convincente individuato, con una datazione al 1519-1520, quale ritratto di Hernando Colon (Fernando Colombo), figlio di Cristoforo Colombo, noto soprattutto agli storici della prima età moderna in virtù della sua insaziabile passione di bibliofilo e del suo impressionante girovagare tra Nuovo e Vecchio Mondo, pratiche che si affiancavano agli interessi per la filosofia naturale, per la cartografia e per le humanae litterae. Forte delle sue competenze di storia della scienza, sostenuta dalla familiarità e dal gusto per la contaminazione tra saperi, l’autrice dipana un puntuale e  al tempo stesso godibilissimo affresco della feconda temperie culturale che connota soprattutto il secondo e terzo decennio del Cinquecento, inanellando ipotesi e aprendo possibili vie di approfondimento suggerite dalla incredibile vicenda di un uomo che riuscì a navigare nel mare della conoscenza con la stessa acribia con cui il  padre esploratore affrontava l’Oceano. La prospettiva “aperta” delle argomentazioni proposte ha oltretutto il merito di illuminare contesti culturali anche frequentatissimi, con riferimenti di grande interesse (da rilevare il volume illustrato con le carte delle terre scoperte da Colombo, fino ad ora alquanto sottovalutato, nel Ritratto di Bandinello Sauli dipinto da Sebastiano e conservato anche esso a Washington).
Accanto ai sicuri contatti con la corte di Spagna, con quella pontificia e con quella imperiale di Carlo V (alla cui incoronazione Fernando assiste prima ad Aquisgrana e in seguito a Bologna), alla frequentazione della stamperia del Manuzio a Venezia e alla conoscenza di Erasmo a Lovanio, si considera la possibilità di un contatto diretto di Fernando con Dürer, delle cui stampe lo spagnolo fu un raffinato e competente collezionista. In virtù della sua mano di esperto cartografo, Lucia Tongiorgi ne ipotizza una possibile collaborazione alla nuova Geographia di Tolomeo, ovvero al suo adeguamento alle recenti scoperte, un’impresa editoriale importantissima realizzata a Roma tra il 1507 e 1508.
La struttura del libro di Lucia Tongiorgi equivale a un vero e proprio palindromo: le vicende diverse ma per certi aspetti tangenti di Agostino Chigi e di Fernando Colombo vengono illustrate a inizio e conclusione della trattazione non soltanto per evidenziarne affinità e punti di connessione (cruciale è evidentemente il soggiorno romano di Fernando nel 1512 – cui ne seguiranno svariati altri dal 1515 al 1536 – e degno di considerazione è anche il possibile passaggio nell’Urbe ante 1509, precedente al viaggio del giovane Colombo verso Santo Domingo con il fratello Diego), ma soprattutto per illustrarne le corrispondenze. Scelta Siviglia come sede stabile, dopo tanti viaggi avventurosi, a partire dal 1526 Fernando si fa costruire una residenza che sembra ispirata al modello della villa edificata a Roma dal Peruzzi per Agostino, imitandone la planimetria a due avancorpi, i riferimenti classici e, soprattutto, la qualità di locus amoenus, in cui la varietà e freschezza delle presenze botaniche va a completare la preziosità delle citazioni antiquarie. E in questa logica speculare della ricostruzione, Lucia Tongiorgi – che si avvale di circostanziati confronti con la sopravvissuta Casa de Pilatos costruita, sempre a Siviglia, per Don Fadrique Enriquez de Ribera, committente dei Gagini come lo stesso Fernando – arriva a fornire elementi utili a comprendere la stessa originaria funzione del rapporto che nella villa di Agostino il viridario assumeva rispetto all’edificio. E’ noto, certamente, che le decorazioni botaniche di Giovanni da Udine, dense di riferimenti alla flora del Nuovo Mondo, dovevano corrispondere ad una profilazione esotica del giardino allestito lungo le sponde del Tevere; tuttavia, la possibilità di poterla ora comparare con la dimora così accuratamente concepita da Fernando a Siviglia, sembra fornire elementi di un certo interesse.
La densità del libro, arricchita da una ricognizione documentaria e bibliografica assai rigorosa, richiede una lettura attenta ed è prodiga di suggerimenti per future ricerche. E’ infine apprezzabile riscontrare lo sguardo costantemente vigile e multidirezionale dell’autrice, anche verso l’attualità. Nella sua introduzione, la studiosa ha voluto riferirsi (proprio in contrasto con gli orientamenti di convenienza della cosiddetta “cancel culture”) al movimento di contestazione verso gli emblemi della cultura coloniale e dell’eredità di Colombo, in un processo ormai ineludibile di riconfigurazione degli equilibri storiografici e dei rapporti tra civiltà e culture. Merita attenzione il suo invito ad un “ripensamento salutare”, attraverso il quale “senza colpi di spugna, tramite la conoscenza, la memoria e il confronto, la società civile sarà in grado di valutare criticamente la propria storia, spesso macchiata da eventi di cui l’umanità ha ancora l’obbligo di vergognarsi” (p. XIX).

Lucia Tongiorgi Tomasi, Ritratti, libri, giardini. Sebastiano del Piombo, Fernando Colombo, Agostino Chigi, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2021, pp. 200, Prefazione di Alessandro Zuccari (V-VII)


Presentazione ai Lincei, Letture Corsiniane: Un percorso cinquecentesco tra Vecchio e Nuovo Mondo: ritratti, libri, giardini. 5 giugno 2022 ore 11, Sala di Scienze fisiche, Accademia nazionale dei Lincei, Palazzo Corsini, via della Lungara 10, Roma.

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