Ambasciator non porta pena. Il corteo di JR a Roma contro la guerra in Ucraina.
Gli occhiali da sole e il cappello disegnano l’iconica effige di JR, celebre artista francese tra i più osannati della nostra contemporaneità.
Dopo La Ferita e Punto di fuga, i due monumentali trompe-l’oeil di Palazzo Strozzi e Palazzo Farnese, il parigino è tornato in Italia per un’azione performativa di gruppo.
La sera del 22 settembre 2022 è al Cinema Troisi per presentare il film Paper and Glue, documentario che racconta la sua storia dalle origini graffitare agli ultimi progetti fotografici, tra carceri di massima sicurezza negli Stati Uniti e favelas brasiliane. Dopo la presentazione del film dà appuntamento a tutti i presenti per l’indomani mattina alle ore 12 in piazza Pio XII, davanti a San Pietro.
A mezzogiorno piazza San Pietro è tutta uno scampanare e uno sciamare di persone, che si godono l’ultimo sole estivo. JR si riconosce a distanza: impugna un megafono e dà indicazioni al nugolo di persone che si sono disposte intorno alla gigantografia di stoffa. In un impasto di italiano, francese e spagnolo, l’artista spiega ai presenti che cosa si andrà a fare. L’obiettivo è quello di portare l’enorme immagine di Valeriia, la bambina ucraina di cinque anni fotografata da Artem Iurchenko mentre fuggiva dalla guerra verso la Polonia, da via della Conciliazione fino a Palazzo Farnese, dove l’ambasciatore francese e l’ambasciatore ucraino a Roma attendono il corteo.
Un’operazione piuttosto semplice tutto sommato, nonostante le dimensione della bambina siano degne della gulliveriana isola di Brobdingnag. A questo inconveniente c’è da aggiungere il traffico romano, parzialmente bloccato per l’occasione.
La città reagisce all’azione artistica in vari modi. Qualcuno si ferma incuriosito, domandando di cosa si tratti, e JR ci tiene a rispondergli personalmente, prendendosi il tempo di un chiacchiera e una battuta con tutti coloro che gli si avvicinano, noncurante dei vigili che incalzano e vorrebbero che il corteo fosse il più celere possibile. La maggior parte fotografa e filma il passaggio di Valeriia, mentre qualche automobilista lo maledice per aver bloccato la strada (“ma vai a lavorare!” urla il fegatoso e frettoloso romano).
Lungo via della Conciliazione dei cardinali si uniscono alla processione laica, acciuffati da Lorenzo Fiaschi di Galleria Continua. Il corteo sembra rimpinguarsi man mano che avanza, come un organismo che si nutre dell’entusiasmo delle persone.
Davanti alla Chiesa Nuova il corteo si ferma un momento per permettere al drone che sta riprendendo tutto di scattare alcune foto.
“Stretch! Stretchate! Como se dice?”.
“Tirare” gli viene suggerito.
“Ah. Tirate tirate!”.
Valeriia si tende occupando tutta la piazza davanti al borrominiano oratorio dei Filippini.
Poi ancora poche centinaia di metri su corso Vittorio Emanuele II e si gira a destra su via dei Baullari, dove bisogna stringersi per poter passare. A Campo dei fiori il mercato è ancora gremito, ma l’irruzione non sembra disturbare turisti e romani, così, sotto lo sguardo severo dell’incappucciato bronzeo, ci si ferma ancora pochi istanti prima di giungere alla meta.
“Andiamo alla piazza Farnese!” grida nel megafono JR.
La piazza contiene a malapena il monumentale ritratto, e bisogna porsi in diagonale per poter distendere bene la figura.
Davanti a Palazzo Farnese, che si è fatto antro e spelonca tramite operazione artistica di JR stesso – che sembra aver berninizzato l’edificio michelangiolesco – il momento acquisisce solennità, con i due ambasciatori che accolgono l’artista e la sua opera.
E viene in mente il quadro di Hans Holbein il Giovane (Gli ambasciatori), dove i due diplomatici fanno bella mostra di sé, mentre ai loro piedi un teschio si mimetizza grazie alla celebre anamorfosi. Ma a piazza Farnese i due ambasciatori hanno alle spalle un’altra anamorfosi, che apre il palazzo, chiuso al pubblico per i restauri in corso, mostrando gli affreschi di Salviati nella sala dei fasti Farnesiani e altre meraviglie legate all’antica collezione di famiglia (come l’Ercole Farnese, posizionato nella sua collocazione originaria nel cortile del Palazzo).
Non più un memento mori, come nel quadro del pittore tedesco, ma un invito all’abbattimento dei muri, simbolici e fisici, che è, volendo andare al midollo, il fulcro del lavoro artistico di JR.
Dopo il corteo svolto a Leopoli – che gli è valso la prima pagina del Time – e dopo quelli di Parigi, Berlino, Monaco e Venezia, Valeriia ha camminato anche per le strade di Roma, per non far spegnere i riflettori su una guerra che prosegue e non è destinata a finire in tempi brevi.
“Se aprissimo le persone, dentro troveremmo dei paesaggi”.
JR ama ripetere questa frase della regista e fotografa belga Agnès Varda, che sembra confarsi molto alle sue operazioni artistiche. Le sue opere aprono paesaggi umani, parlano di persone, che hanno nomi e volti, e sono in grado di innescare cambiamenti sia nei paesaggi umani che in quelli fisici. Queste opere, effimere e transeunti, sono destinate a durare poco. Delle tracce, però, restano sottocutanee nelle persone direttamente coinvolte nei suoi processi artistici.
“It’s not only about the art, it’s about the people”.
JR