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Novità sul ‘Paesaggio fluviale’ di Annibale Carracci a Washington e sul suo disperso pendant

Ancora dentro il XVI secolo, Annibale Carracci realizzava una serie di straordinarie opere modernissime, destinate a rivoluzionare la storia dell’arte. Tra queste, le più conosciute e iconiche senza dubbio sono il Mangiafagioli della Galleria Colonna, la Grande macelleria di Oxford e il Paesaggio fluviale di Washington, tutte databili al nono decennio del Cinquecento. In particolare, il Paesaggio di Washington (Fig. 1) – come mirabilmente commentato da Alessandro Brogi –  costituisce un vero e proprio “incunabolo” di questo genere pittorico, un dipinto “spiazzante, poiché per l’epoca, senza soggetto”, un “paesaggio puro, frutto di un’osservazione autonoma della natura assolutamente inedita, di una freschezza d’occhio e di cuore che non ha confronti a quelle date”1 BROGI 2019, pp. 101-106. .

Fig. 1 – Annibale Carracci, Paesaggio Fluviale, olio su tela, 88,5×148,2 cm, Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection (credit line: Courtesy National Gallery of Art, Washington), inv. 1952.5.58.

Esso è di fatto il ‘padre’ di tutti i paesaggi moderni e progenitore del genere storico-artistico dei “paesaggi ideali” (J. Gramm), ovvero quei “paesi con figure piccole” (G. B. Agucchi) inventati e realizzati per la maggior parte dai pittori carracceschi a Roma, nella prima metà del XVII secolo.
Sebbene questo capolavoro sia conosciuto da tutti gli studiosi, solo recentemente si è appreso dell’esistenza del suo disperso pendant, certificato dall’immagine in controparte che compare in una stampa parigina del 1809, che lo riproduce, appunto, in coppia al celebre paesaggio oggi a Washington (Figg. 2-3).

Fig. 2 – Incisore anonimo del XIX secolo, Paesaggio Fluviale, da Recueil de Gravures au Trait, a l’eau forte et ombrées d’après un choix de tableaux de toutes les écoles, recueillis dans un voyage fait en Espagne, au Midi de la France et in Italie, dans les anneés 1807 et 1808, 2 voll., Paris de l’imprimerie de Didot Jeune, 1809, I, tav. 83.
Fig. 3 – Incisore anonimo del XIX secolo, Paesaggio con viandanti nei pressi di un ponte, da Recueil de Gravures au Trait, a l’eau forte et ombrées d’après un choix de tableaux de toutes les écoles, recueillis dans un voyage fait en Espagne, au Midi de la France et in Italie, dans les anneés 1807 et 1808, 2 voll., Paris de l’imprimerie de Didot Jeune, 1809, I, tav. 82.

Le due stampe sono state rese note da Brogi nel 2019 e si trovano riprodotte all’interno del Recueil de Gravures au Trait, a l’eau forte et ombrées d’après un choix de tableaux de toutes les écoles, recueillis dans un voyage fait en Espagne, au Midi de la France et in Italie, dans les anneés 1807 et 1808, in cui è illustrato il prestigioso ‘bottino di viaggio’ messo assieme dallo scaltro conoscitore e mercante Jean-Baptiste Pierre Lebrun (1748-1813), ex marito della pittrice Élizabeth Vigée2 La vendita dei quadri di J-B.P. Lebrun illustrati in RECUEIL 1809 si tenne nella sua casa, in rue Gros Chenet n. 4, a Parigi, e la collezione fu pubblicizzata proprio dal catalogo a stampa appositamente prodotto. Lebrun decise di mettere all’asta una parte della raccolta nel novembre del 1809 (non si sa in quale giorno, cfr. Getty Provenance Index Database consultabile online all’indirizzo: https://piprod.getty.edu/starweb/pi/servlet.starweb, “Sale Catalog F-211, Lots 82-83”) e poi la rimanenza, comprensiva dei lotti andati invenduti, in un’altra vendita all’incanto tenutasi a Parigi tra il 20 e il 24 marzo del 1810. I paesaggi di Carracci furono venduti il 23 marzo e l’acquirente risulta Pierre-Joseph Lafontaine, cfr. Ivi, “Sale Catalog F-242, Lot 0212[a-b]”, e infra.  Nel catalogo di quella vendita i due dipinti sono descritti come «Deux paysages ornés de figures; sur toile», con rimando alle tavv. nn. 82 e 83 di RECUEIL 1809, I. .
In quell’occasione lo studioso, riportando le due stampe all’attenzione della critica, ha proposto di identificare la presenza di uno di questi due paesaggi (senza riuscire a precisare quale), presso un’altra vendita operata dallo stesso Lebrun nel 1813, sempre a Parigi, nel cui catalogo si specificava che il dipinto, allora attribuito al “Bolognese”, proveniva “du palais Ricardi, à Florence”3 BROGI 2019, pp. 101-102. . Egli, forte di questo indizio, dopo aver scandagliato vari inventari della collezione Riccardi dichiarava di non essere riuscito a trovare nessuna traccia documentale della presenza storica di quel dipinto (e pertanto anche del suo pendant) all’interno della collezione fiorentina4 Ivi, p. 102 e note 14-15a .
Certamente, infatti, nessuno dei due paesaggi di Carracci proveniva dalla collezione Riccardi di Firenze, come nessuna di queste due opere è da riconoscere con quella messa in vendita nuovamente da Lebrun nel 1813; quest’ultima, invece, quasi certamente consisteva nel Paesaggio con figure assise in riva a un fiume di Giovan Francesco Grimaldi che il mercante aveva già proposto alla vendita del 1809, riprodotto nella stampa del Recueil riportante il numero progressivo 115, con l’attribuzione, appunto, a «J. F. Grimaldi dit J. F. Bolognese»5 Cfr. RECUEIL 1809, I, pp. 125-126 e tav. 115. Per quanto riguarda questo disperso dipinto di Giovan Francesco Grimaldi – artista ben conosciuto da Lebrun, che ne aveva posseduto diversi quadri – nella didascalia della stampa facente parte del Recueil del 1809 si riportano le misure dell’opera su tela pari a 55 pollici di altezza per 75 pollici di larghezza (148,5×202,5 cm). Nel catalogo del 1813 esse risultano di 3 piedi e 10 pollici di altezza, per 6 piedi e 4 pollici di larghezza (124,5×205,8 cm). La registrazione della larghezza è quasi identica in entrambe le misurazioni, mentre l’altezza risulta leggermente inferiore nella misurazione del 1813 (forse per un errore tipografico?); si tratta, comunque, di dimensioni nettamente diverse da quelle del disperso paesaggio di Annibale (88,5×148,2 cm). Future investigazioni consentiranno di stabilire se, effettivamente, il disperso dipinto di Grimaldi pubblicato da Lebrun nel 1809 a tav. 115, provenisse originariamente dalla collezione Riccardi di Firenze. .
Com’è ora possibile precisare, i due paesaggi di Annibale Carracci di Lebrun, al contrario, erano stati acquistati per 7900 franchi (circa 329 sterline) da un acquirente abituale sulla piazza parigina, il pittore-mercante fiammingo Pierre Joseph Lafontaine (1758-1835), a un’asta organizzata dallo stesso mercante francese nel 18106 Il prezzo di vendita è riportato in MIREUR 1901-1912, II (1902), p. 79. Su Pierre-Joseph Lafontaine, si veda BLUMENFELD 2019. . Questi, assieme a molti dei quadri dell’asta di Lebrun approdarono poco tempo dopo a Londra, grazie alla collaborazione tra Lafontaine, il mercante William Harris che agì da mediatore e la casa d’aste Christie’s 7 BLUMENFELD 2019, pp. 224-225 e VAN MIERGROET-CRONHEIM-MIYAMOTO 2019, p. 58. .
Forte del buon andamento del mercato dell’arte in Inghilterra, Lafontaine aveva infatti deciso di rivendere lì i due paesaggi di Carracci insieme a un’intera collezione di Old Masters da Christie’s, l’anno successivo, il 12 giugno 18118 BLUMENFELD 2019, p. 230, nota 31. Si veda anche il Getty Provenance Index Database consultabile online all’indirizzo: https://piprod.getty.edu/starweb/pi/servlet.starweb, “Sale Catalog Br-901, Lots 0049, 0050”. La vendita all’asta comprendeva 63 dipinti, tra i quali un gruppo di quadri molto importanti di proprietà di Lafontaine. Il nome del mercante fiammingo non compare nel catalogo dell’asta, ma la maggior parte delle copie esistenti lo riporta manoscritto sul frontespizio e il suo coinvolgimento in questa vendita risulta ben noto (cfr. infra). I due paesaggi di Carracci vennero catalogati come segue: «Lot 49, Carracci (Italian), A Landscape, with a road at the foot of a range of mountains, and figures in pastoral employment. A Masterly production, worthy of the great mind of Caracci, and apparently executed  a l’improviso. For variety and freshness of tone, this landscape has no equal; Lot 50, Carracci (Italian), The debouchement of a river, with figures in a boat. The front ground occupied by a skreen of trees, through which appears a picturesque scene. Painted with a masterly hand». Secondo quanto annotato su alcune copie dei cataloghi d’asta conservati presso il Getty Research Institute (cfr. la nota 8) i quadri andarono entrambi invenduti, rispettivamente al prezzo di 262,10 sterline e 236,5 sterline, ma quest’informazione risulterebbe infondata secondo i resoconti di Mireur e Buchanan: cfr. infra e le note 12 e 13.  .
Il commercio della pittura bolognese – promosso soprattutto da Lebrun – fu perseguito e reso ancor più profittevole da Lafontaine, che aveva preferito piazzare capolavori appartenenti a diversi periodi e scuole pittoriche nei vari centri artistici d’Europa piuttosto che insistere su un unico mercato a Parigi, Londra, Francoforte o nelle sue Fiandre9 BLUMENFELD 2019, pp. 221-223. .
Sebbene Lebrun si sia fatto beffe del modo in cui Lafontaine conduceva i suoi affari, in realtà la vendita che si tenne da Christie’s può ben definirsi un grande successo. All’asta era presente il principe di Galles, futuro re Giorgio IV, che acquistò personalmente (o tramite il suo intermediario, Francis Charles Seymour-Conway, il III marchese di Hertford) almeno sette quadri, tra i quali il Doppio ritratto del costruttore di navi e di sua moglie di Rembrandt (lotto 63) per 5250 sterline, ancora a Buckingham Palace, come pure un dipinto di Adrien van de Velde (lotto 60) a 1890 sterline, un Wouwermans (lotto 61) a 1785 sterline, un Teniers (lotto 56), 1732 sterline, o il van Ostade (lotto 59) a 1050 sterline, un Van Dyck (lotto 51), 3465 sterline, e un Both  (lotto 57) a 1550 sterline10 Si veda la nota 8 , in previsione delle celebrazioni che si tennero a Carlton House, per festeggiare il neo assurto rango di principe reggente, che ebbero luogo pochi giorni dopo, nel corso della stessa settimana.
Oltre alla provenienza Lebrun, alcuni dei dipinti aggiudicati dal principe di Galles erano stati acquistati da Lafontaine l’anno precedente ad Amsterdam, alla prestigiosa vendita de Smeth11 MEERMAN 2018 .
All’asta Christie’s del 1811, il principe fu praticamente l’unico acquirente e sebbene i paesaggi di Carracci sarebbero stati una decorazione ideale per la sua Carlton House, non si ha notizia di cosa ne sia stato in seguito. Christie’s non possiede più alcuna traccia della documentazione relativa a questa transazione (parte dell’archivio della casa d’aste è andato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale) e nell’archivio della Royal Collection non risulta alcuna notizia, o evidenza, circa la permanenza dei due quadri nelle collezioni reali. 
Hippolyte Mireur riferisce che i due Carracci furono venduti, uno per 6750, l’altro per 5900 franchi (in un’epoca in cui la sterlina valeva circa 24 franchi)12 MIREUR 1901-1912, II, p. 79 e William Buchanan, ne indica il prezzo di vendita di rispettivamente 262,10 e 236,5 sterline13 BUCHANAN 1824, II, p.258, nn. 49-50. .
Analizzando i diversi prezzi di aggiudicazione dei due dipinti, emergerebbe una preferenza per il primo, ovvero quello ancora disperso, raffigurante il Paesaggio con viandanti nei pressi di un ponte. Non è affatto chiaro cosa sia successo in seguito, poiché quest’ultimo non è più documentato, mentre il Paesaggio fluviale ricomparve come Velasquez mezzo secolo dopo nella collezione di Lord John Rushout, secondo barone di Northwick, a Thirlestaine House, Cheltenham. Esso presenziò poi al quinto giorno della vendita post mortem della collezione del nobile inglese, che era iniziata il 26 luglio 1859 e che si protrasse per i 21 giorni successivi: lotto 412, “A Grand Landscape with a Group of Figures in a Boat”, acquistato da “M.me Garcia”14 CATALOGUE 1859, p. 42, n. 412. Il lotto fu venduto il 2 agosto, per 60,18 sterline. Il banditore fu Phillips. Il riferimento all’acquirente compare in un’annotazione manoscritta su una copia del catalogo dell’asta conservata presso il Getty Research Institute (Sale Catalog Br-17500, Lot 0412)..
Come noto, il dipinto fu clamorosamente incluso nella monografia di Velasquez e Murillo di Charles B. Curtis, pubblicata nel 1883, come attribuito al celebre pittore sivigliano15 CURTIS 1883, p. 29, nn. 65m, 65n. . In seguito il quadro appartenne a William Heathcote, che lo espose nella sua residenza a Hyde Park Gate, prima di essere venduto a Samuel H. Kress, che poi lo donò alla National Gallery di Washington nel 1948.
Pubblicato per la prima volta come opera di Carracci da Willem Suida nel 195116 SUIDA 1951, p. 138, n. 59. , esso è diventato uno dei capisaldi dello stile paesaggistico di Annibale, datato da quasi da tutta la critica al periodo bolognese (1589/91), ad eccezione di Silvia Ginzburg che lo ha riferito al 1599, quindi quando Annibale si trovava a Roma17 Cfr. BROGI 2006; GINZBURG 2011. . Un altro Paesaggio fluviale di Annibale (anch’esso forse concepito a pendant di un altro disperso paesaggio) si trovava nella collezione Platky di Lipsia, poi nella collezione Haussmann di Berlino, e fu datato da Donald Posner al 1589/9018  POSNER 1971, II, p. 23, n. 51. .
A queste precisazioni sulla fortuna collezionistica dei due dipinti durante la prima metà del XIX secolo, si può oggi aggiungere una novità.
Si tratta del ritrovamento di una copia antica del misterioso pendant del quadro di Washington raffigurante il Paesaggio con viandanti nei pressi di un ponte, rintracciata nella Quadreria dei Poveri Vergognosi a Bologna (Fig. 4)19. Il dipinto attualmente non è incluso nel percorso espositivo della Quadreria dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, a palazzo Poggi Marsili, ma è conservato in un deposito esterno. .

Fig. 4 – Scuola bolognese della seconda metà del XVII secolo (nei modi di Lorenzo Pasinelli), Paesaggio con viandanti nei pressi di un ponte, olio su tela, 75×109,5 cm, Bologna, Opera Pia dei Poveri Vergognosi (credit line: ASP Città di Bologna).
 

Il quadro è già noto alla critica, essendo stato pubblicato con attribuzione a “pittore emiliano del XVIII secolo” da Celide Masini nel 199520 GLI SPLENDORI 1995, p. 259, n. 108. , e poi da Massimo Pulini nel 200121 PULINI 2001 , che lo aveva riferito dubitativamente a Lorenzo Pasinelli. Entrambi gli studiosi non ricollegarono il dipinto alla stampa facente parte del Recueil di Lebrun e pertanto non identificarono alcuna connessione col prototipo carraccesco disperso.
Nell’opera in esame si distingue chiaramente, in controparte e con piccole varianti, lo stesso paesaggio raffigurato nella stampa della vendita Lebrun. Si riconoscono con evidenza le piccole figure che popolano il contesto paesistico, tutte riprodotte anche nell’incisione del 1809: il mendicante seduto in primo piano, la lavandaia subito dietro, i due viandanti che bivaccano sul ponte nei pressi di un gregge di pecore e il pastore col bue nel piano intermedio.
La copia rintracciata risulta di formato inferiore rispetto all’originale disperso (75×109,5 cm, contro 88,5×148,5 cm), sebbene essa ne presenti proporzioni simili, anche se leggermente più schiacciata in altezza e allungata longitudinalmente. Il quadro fa parte dei beni accumulati storicamente dall’Opera Pia dei Poveri Vergognosi e, al momento, la notizia più antica circa la sua presenza all’interno di quelle raccolte risale al 1932, quando Rezio Buscaroli lo registrava all’interno del Conservatorio di Santa Marta, un istituto assistenziale creato nel 1505 per l’educazione delle giovani donne orfane discendenti da famiglie bolognesi affiliate all’Opera Pia22 R. Buscaroli, Opera Pia Vergognosi. Oggetti d’arte, ms. conservato nell’Archivio dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi (Bologna 1932), sezione «Conservatorio S. Marta», n. 97.14. Per la storia dell’istituzione, si veda: ARTE E PIETÀ 1980, pp. 196-198. . All’epoca lo studioso e accademico di pittura, notando le attinenze del paesaggio alla scuola «bolognese-romana» del XVIII secolo, lo riferiva a «un seguace dell’Albani, forse Bartolomeo Morelli detto il Pianoro»23 La descrizione di questo quadro redatta da R. Buscaroli (cfr. la nota precedente) fu pubblicata, assieme all’inventario dei dipinti di proprietà dell’Istituto di Santa Marta, nell’opuscolo: OPERA PIA 1933, p. 35, n. 14. L’attribuzione a Bartolomeo Morelli (c. 1560-1603) risulta oggi totalmente infondata per motivi stilistici e cronologici. .
Come evidenziato da Pulini, il dipinto in questione è databile alla seconda metà del XVII secolo e stilisticamente andrebbe attribuito a un anonimo pittore bolognese della cerchia di Lorenzo Pasinelli ma, a nostro giudizio, non al maestro, poiché di esso non si conosce nessun paesaggio avente peculiarità stilistiche così affini a questo. Con ogni evidenza l’ignoto copista riprodusse il dipinto, e non la stampa di derivazione, cercando di imitare il naturalismo spontaneo fatto di rapidi tocchi di pennello e colori vividi tipico dei prototipi di Carracci, come testimoniano l’esemplare superstite di Washington e le analitiche, illuminanti descrizioni dei due paesaggi presenti nei cataloghi delle vendite Lebrun (1810) e Lafontaine (1811)24 Si veda la nota 8 .
Il ritrovamento di questa preziosa copia permette di appurare la fondatezza del giudizio critico di Giovan Pietro Bellori, che evidentemente conosceva e aveva definito “vedute dilettevoli di villaggi pastorali” questa tipologia di opere realizzate da Annibale Carracci di cui, tuttavia, a noi oggi, è giunto ben poco. Per quanto riguarda la funzione decorativa dei due quadri, risulta ora praticamente certo che essi costituissero due sovrapporte, essendo entrambi chiaramente realizzati per essere osservati da un punto di vista ribassato.
L’ultima riflessione, forse la più importante, scaturisce dal fatto stesso che la copia appena rintracciata spetti alla mano di un pittore bolognese attivo nella seconda metà del Seicento e che, quindi, con ottime probabilità il prototipo all’epoca dovesse trovarsi nella città felsinea, ovvero nello stesso luogo dove, secondo la maggior parte della critica, esso fu concepito da Annibale attorno al 1590.
Quest’ultima ipotesi risulterebbe d’altronde corroborata dal fatto che la copia del Paesaggio con viandanti nei pressi di un ponte, sebbene presenti una gamma di colori più scura e meno brillante di quella tipica degli originali carracceschi, stilisticamente richiami moltissimo la maniera con cui Annibale aveva eseguito sia il paesaggio di Washington, sia il celeberrimo affresco raffigurante il Paesaggio con la lupa che allatta Romolo e Remo di palazzo Magnani, del 1590-’91, data l’emulazione degli stessi guizzi cromatici evidenti nei prototipi, resi con pennellate rapidissime, “a l’improviso”, dal sapore assai pittoresco. Con buona probabilità, inoltre, queste sovrapporte del Carracci dovevano essere ben note al giovanissimo Domenichino dato che quest’ultimo, una volta arrivato a Roma (1602), si era cimentato nel neonato genere dei paesaggi ideali producendo inizialmente proprio dei quadretti dal carattere assai prossimo a quello evidente in questi due illustri esemplari, come ad esempio si nota nel Paesaggio con lavandaia nei pressi di  un fiume del Louvre, che in origine si trovava conservato proprio nella collezione personale di Annibale Carracci, oppure nell’altrettanto precoce Paesaggio con il guado della Galleria Doria Pamphilj25 Per il Paesaggio con le lavandaie del Louvre (Inv. 318) si veda LOIRE 1996, pp. 178-179; per il Paesaggio con il Guado della Galleria Doria Pamphilj (Inv. FC 227), cfr. DE MARCHI 2016, pp. 148-149. .

Francesco Gatta, Clovis Whitfield

Ringraziamenti
Desideriamo ringraziare Mirella Tassi (Opera Pia dei Poveri Vergognosi – ASP Città di Bologna), Lucy Whitaker (Royal Collection Trust), e Daniel Jarmai (Christie’s Archive) per la gentile collaborazione durante la ricerca del materiale archivistico relativo a questo studio. Quest’articolo costituisce un’anticipazione che gli autori si riservano di approfondire in un prossimo contributo.

BIBLIOGRAFIA

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S. Ginzburg, Paysage fluvial, scheda di catalogo in Nature et Idéal. Le paysage à Rome 1600-1650, catalogo della mostra a cura di F. Cappelletti-P. Cavazzini-S. Ginzburg-S. Loire-A. Úbeda de los Cobos (Parigi, Grand Palais, Galeries Nationales, 9 marzo-6 giugno 2011; Madrid, Museo Nacional del Prado 28 giugno-25 settembre 2011), Paris 2011, pp. 100-101, n. 1.

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Gli splendori della Vergogna. La collezione dei dipinti dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, catalogo della mostra a cura di C. Masini (Bologna, Opera pia dei Poveri Vergognosi, Palazzo Rossi Poggi Marsili, 9 novembre 1995-7 gennaio 1996), Bologna 1995.

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Recueil de Gravures au Trait, a l’eau forte et ombrées d’après un choix de tableaux de toutes les écoles, recueillis dans un voyage fait en Espagne, au Midi de la France et in Italie, dans les anneés 1807 et 1808, 2 voll., Paris de l’imprimerie de Didot Jeune, 1809.

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