Una primizia caravaggesca di Orazio Gentileschi
Ignota l’origine di questo smagliante Cristo benedicente (Figg. 1-2), un capoletto su tela di medie dimensioni (100 x 87) giocato su una fiorita di rosa e azzurri proveniente, senza attribuzione, dal mercato torinese. Per chi scrive è stato immediato il riferimento a Orazio Gentileschi (1563-1639) al tempo della Madonna in gloria con la Trinità di Santa Maria al Monte dei Cappuccini a Torino, che si data al 1600 – 1605 [1]. Benché sulle prime avessi giudicato il dipinto in una condizione non perfetta, mi era parsa evidente la connessione con il debutto caravaggesco di Orazio; e della bontà dell’attribuzione s’è detta convinta la stessa Cristina Terzaghi che ha prontamente, e generosamente, voluto dare notizia della scoperta nel corpo del catalogo dell’imminente mostra su Artemisia al museo Jacquemart – André di Parigi [2].
Orazio Gentileschi in avvio di secolo: sono soltanto suoi e si dispongono contro un fondo razzante di incredibile luminosità i blu a distesa e i rosati, dentro un accordo che il maestro ritenterà nella figura dell’angelo a sinistra nel Battesimo di Cristo di Santa Maria della Pace a Roma (1607). Quanto al gioco di eleganza vezzosa del ciuffo di capelli biondi, che lascia un’ombra portata sulla guancia, non si avrà difficoltà a ritrovarlo in altre prove di Orazio coeve o poco più tarde. La trama chiaroscurale sottolinea, più che compromettere la cura, ancora cinquecentesca, con cui staccano in primo piano le pieghe della manica, i riccioli della barba, il disegno della canna nasale. Siamo dinanzi a uno dei primi attestati di quel “naturalismo in chiaro” in cui riconosciamo la cifra peculiare della versione di Orazio del lessico caravaggesco.
Si è detto del rinvio all’angelo romano di Santa Maria della Pace. Ma se il mezzo profilo del Dio Padre della pala in Palazzo Madama sollecita un ulteriore confronto; non meno proficuo si rivela il nesso con il portacroce nella tavola del Calvario della Pinacoteca di Vienna, apice giovanile di attribuzione non per tutti pacifica e che lo scrittore e storico d’arte Roberto Longhi pensò, a suo tempo, del napoletano Battistello (1578-1635), prima di dirottarlo sul Caravaggio [3]. Sicché il fotocolor del dipinto pubblicato nell’estrema monografia caravaggesca degli “Editori Riuniti” (1968) segna, sia pure in negativo, un point de repère nella bibliografia sui Gentileschi. Vero è che il Calvario di Vienna, databile tra il 1605 e il ‘7, lasciava interdetto lui per primo («Un Cristo fin troppo bello…anche le pieghe del manto sono di una “cavata” fin troppo musicale», annotava Longhi); pure, sono «contraddizioni» (per citare ancora) che, neutralizzate in una confezione che sembra dare le mano nientemeno che a Vermeer, ritroviamo nel nostro quadro su cui, sulla traccia di questa nuova, importante focalizzazione francese sui Gentileschi padre e figlia, promettiamo un esame più argomentato. La tela arricchisce intanto il bottino dell’arruolamento caravaggesco del pittore sulla scena romana: tema densissimo su cui ha riaperto la discussione l’ultima generazione di studiosi [4].
Bibliografia:
BISSELL 1981
R.W. Bissell, Orazio Gentileschi and the poetic tradition in Caravaggesque painting, University Park-London 1981.
Orazio e Artemisia Gentileschi 2001
Orazio e Artemisia Gentileschi, catalogo della mostra, Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 20 ottobre 2001 – 20 gennaio 2002, a cura di K. Christiansen, J. W. Mann, Roma 2001.
PRIMAROSA 2023
Y. Primarosa, La svolta caravaggesca di Orazio Gentileschi. Un nuovo “San Francesco in estasi”, un’ipotesi sulla sua provenienza e altre proposte, in Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma, catalogo della mostra, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, 27 gennaio – 10 aprile 2023, a cura di G. Porzio, Y. Primarosa, Roma 2023, pp. 13-45
[1] R.W. Bissell, Orazio Gentileschi and the poetic tradition in Caravaggesque painting, University Park-London 1981, pp. 138-139, n. 6.
[2] Il dipinto, oggi un una collezione privata, è stato restaurato presso lo studio Moselli di Torino nel 2024.
[3] Cfr. K. Christiansen, Orazio e Artemisia Gentileschi, catalogo della mostra, Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 20 ottobre 2001 – 20 gennaio 2002, a cura di K. Christiansen, J. W. Mann, Roma 2001, pp. 58-61, n. 5.
[4] Y. Primarosa, La svolta caravaggesca di Orazio Gentileschi. Un nuovo “San Francesco in estasi”, un’ipotesi sulla sua provenienza e altre proposte, in Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma, catalogo della mostra, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, 27 gennaio – 10 aprile 2023, a cura di G. Porzio, Y. Primarosa, Roma 2023, pp. 13-45.