«Aprasi la finestra, e vi entrarà il Sole». La chiamata di Matteo secondo Alonso de Villegas e Caravaggio
21 settembre, festa di san Matteo apostolo.
Torno ancora sulla Cappella Contarelli anticipando “in tempo reale” uno studio che richiederà ulteriori passaggi e verifiche e che integra due precedenti interventi con i quali ho provato a offrire elementi per una lettura del ciclo di S. Matteo in relazione alla storia delle minoranze nella Roma moderna, quella ebraica e quella etiope1 Cfr. M. Moretti, Gli occhiali del Caravaggio. Il pregiudizio antiebraico nella Vocazione di Matteo e in altre iconografie romane tra Cinque e Seicento, in Caravaggio alla fine del Rinascimento, a cura di C. Strinati, Erreciemme, Roma 2017, p. 37; Idem, News on Prester John in the Rome of Gregory XIII: Echoes of the Ethiopian Question in the Contarelli Chapel from Muziano to Caravaggio, in Retelling Prester John. Object, Routes and Emotions, a cura di Marianna Ferrara, in “Studi e materiali di Storia delle Religioni”, 2023, 89/1, pp. 207-228. .
Oltre che nel Martirologio baroniano (1584) e nella Legenda aurea, la vita dell’Apostolo viene aggiornata in fortunate edizioni note come Flos Sanctorum, compilate da due personalità rilevanti della cultura controriformata del secondo Cinquecento, entrambe spagnole di Toledo: il gesuita Pedro de Ribadeneira (1527-1611), famoso per la sua vita di sant’Ignazio, e Alonso de Villegas (1534-1615), teologo noto soprattutto per aver pubblicato, mentre era ancora studente, la Comedia llamada Selvagia (1554), una storia d’amore che imita il modello de La Celestina di Fernando de Rojas.
Tralasciando per ora il Flos Sanctorum di Ribadeneira (Madrid 1599-1601), esamineremo un passo dell’omonima opera di Alonso de Villegas, pubblicato in prima edizione spagnola nel 1578 con il titolo Flos sanctorum nuevo y historia general de la vida y hechos de Jesu Christo y de todos los santos de que reza y haze fiesta la Iglesia Catholica.
L’opera monumentale in sei volumi dedicata – come spiega il titolo- alla vita e alle opere di Gesù Cristo e di tutti i santi, tenne impegnato l’autore dal 1578 al 1603, con le prime tre edizioni affidate alla tipografia Rodriguez di Toledo e le restanti a diversi stampatori di Madrid (Madrigal, Robles Sanchez)2 Per le edizioni del Flos sanctorum e le illustrazioni contenute al loro interno, si veda M. Giovannoli, Il “Flos sanctorum” di Alonso de Villegas nella Libraria del duca Francesco Maria II Della Rovere, tesi di laurea magistrale (A.A. 2021-2022), Sapienza – Università di Roma, relatore Prof. Massimo Moretti, correlatrice dott.ssa Daniela Fugaro. .
I primi tomi vennero tradotti in italiano già nel corso dei primi anni ’80 e continuarono a essere stampati per tutto il secolo successivo.
Prenderemo a riferimento l’edizione veneziana del 1595 (figg. 1-2), meditando un passo che sembra svelare il significato della stanza, della finestra e della luce del sole in associazione alla chiamata di san Matteo.
Un passo che fa risuonare le parole di Maurizio Calvesi nel suo celebre articolo Caravaggio o la ricerca della salvazione pubblicato in “Storia dell’arte” nel 1971:
Della fondamentale motivazione stilistica della luce di Caravaggio si è largamente parlato, e se ne sono cercate le fonti nella cultura lombarda dove in parte si trovano; ma l’insorgenza del luminismo caravaggesco resterebbe inspiegabile senza lo stimolo e l’urgenza di comunicare un contenuto simbolico. Intendo simbolico in senso intenzionale, programmatico. Da questo intento simbolico può essere considerata distinta ma comunicante la componente espressiva ed «emozionale» tutto ciò che il luminismo caravaggesco dice ed esprime anche al di là delle più immediate intenzioni3 M. Calvesi, Caravaggio o la ricerca della salvazione, in “Storia dell’arte”, 1971, 9/10, pp. 113-114. .
Nel capitolo dedicato alle Feste di settembre Alonso de Villegas inserisce La vita di san Matteo apostolo e nel commentare la «gratia particolare» concessa da Gesù a Matteo, poiché non tutti i peccatori sono chiamati e guardati in quel modo, rimane del parere che Dio guardi e chiami chiunque voglia emendarsi. Per chiarire il concetto utilizza una metafora che sembra “immaginata” nello scenario della Vocazione di Matteo (fig. 3) e che pone al centro la figura della finestra:
Dio non chiama ciascuno con tanta efficacia, e non guarda tutti li peccatori come guardò Matteo; perché quella fu una gratia particolare fatta a lui, e che fa ancora a chi gli piace; con tutto ciò, è cosa chiara e certa che Dio guarda, e chiama ogn’uno; e chi si vuole emendare, e disporre a miglior vita, gli converte a sé, e gli fa Santi. Si vede alle volte, che una stantia haurà le finestre chiuse, il Sole vi batte dentro, e non vi può entrare. Se il Sole non entra nella stantia, non è colpa sua, ma di chi non apre le finestre. Aprasi la finestra, e vi entrarà il Sole. Il medesimo effetto fa il sole di Giustitia, Christo Dio nostro; egli dice che stà alla porta, e batte: siagli aperta la porta, dispongasi il peccatore, e faccia il debito dal canto suo, che Dio non mancarà di fare la sua parte4 A. de Villegas Selvago, Nuouo leggendario della vita, e fatti di N.S. Giesu Christo, e di tutti i santi … Raccolto da graui, & approbati autori, & dato in luce per auanti in lingua spagnuola, sotto titolo di Flos Sanctorum, per Alfonso di Villegas di Toledo, … E nuouamente con diligentia tradotto di spagnuolo in lingua italiana, per d. Timoteo da Bagno … Aggiuntoui in questa vltima editione le vite, e fatti d’alcuni santi e beati, …, Venezia, Guerri 1595. .
L’inerenza evidente dell’opera di Caravaggio con il commento di Villegas porta a considerare il Flos sanctorum come un plausibile riferimento letterario per la committenza della Cappella Contarelli. Nelle parole di Villegas è racchiusa una “immagine latente” che trova nella Vocazione di san Matteo la sua forma più aderente, chiarendo – direi in maniera decisiva – il significato della messa in scena pittorica, ricreata certamente dietro sapiente consiglio.
L’invenzione caravaggesca del fendente di luce (naturale e divina, naturale o divina) che entra da una finestra (reale e simbolica, reale o simbolica), o meglio da un’apertura non rappresentata di cui è lasciata in dubbio l’esistenza, fa da contraltare alla finestra visibile al centro della scena: una fonte cieca che richiama la cecità della figura dell’ebreo dipinto da Caravaggio con il tradizionale attributo dell’occhiale sul naso, nell’atto di mirare le monete sul banco (fig. 4); una finestra che i gabellieri non aprono, poiché i peccatori agiscono nella tenebra e non vengono toccati dal «Sole della Giustizia» che è il Cristo, lì a un passo da loro.
Massimo Moretti, Roma, 21 settembre 2023