Descrizione
Storia dell’Arte 104-105, Gennaio – Agosto 2003
Chiara Mascioli
“E sul diletto posa come novella delicata sposa”. Il Cantico dei Cantici nelle immagini dell’Oratorio filippino
Nell’inventario manoscritto dei codici della Biblioteca Vallicelliana, redatto nel XVIII secolo da padre Vincenzo Vettori, è possibile trovare sotto la voce Cantica Canticorum circa venti unità riguardanti questo testo biblico, nel quale i due protagonisti – Sposo e Sposa – cantano il loro reciproco amore in un alternarsi di situazioni che si ripetono di volta in volta. Scritti nella maggior parte dei casi in lingua latina e composti in tempi differenti, questi manoscritti rivelano in quale modo il Cantico dei Cantici fu sentito e meditato nell’ambiente oratoriano che rappresentò, negli anni della Controriforma, un importante centro di rinnovamento culturale e religioso della città pontificia.
In questi commentari lo sposo, a volte identificato con la figura di Salomone, è riconosciuto come il Cristo, mentre la sposa, la giovane pastorella, viene per lo più identificata, sulla scorta dei Padri della Chiesa, con la figura della Chiesa, da sempre ritenuta quale Sposa del Cristo Signore. Non mancano, tuttavia, riferimenti all’Anima, intesa come l’anima di ogni singolo fedele pronto a congiungersi con il Signore e alla Vergine Maria, considerata quale Sposa del Cristo suo Figlio e intermediaria del Divino e l’umano.