Descrizione
Storia dell’Arte 137/138, Gennaio – Agosto 2014
Alessandro Fiorentino Casavola
Novità e tradizione nella teoria artistica fiorentina: il Discorso di Francesco Bocchi e il primo libro del Trattato delle perfette proporzioni di Vincenzo Danti
Gli anni Sessanta del Cinquecento registrano singolari cambiamenti nel mondo artistico fiorentino. La scomparsa di Michelangelo e i nuovi fermenti maturati in seno alla giovane Accademia del Disegno, guidata da una figura di spicco come Vincenzo Borghini, portano una ventata di novità, i cui riflessi sono evidenti innanzitutto negli sviluppi della teoria artistica. Si configura pertanto una situazione molto interessante, divisa tra le aspirazioni al nuovo, alla sperimentazione e all’uscita dai confini fiorentini, nel desiderio, da parte dei giovani pittori dell’Accademia, di un confronto con la cultura pittorica veneta, mentre dall’altra parte, i portavoce della tradizione michelangiolesca, stretti intorno al Vasari, rivendicano l’importanza della scultura nel ruolo di arte guida, nonché la superiorità del Buonarroti come massimo esempio da imitare. Francesco Bocchi e Vincenzo Danti sono i due antesignani di questa dicotomia: nei loro scritti, il Discorso sopra l’eccellenza di Andrea del Sarto pittore fiorentino e il Primo libro del Trattato delle perfette proporzioni si configura la situazione della trattatistica fiorentina poco tempo prima della pubblicazione dell’edizione giuntina del Vasari, caratterizzata da due orientamenti opposti, segno di un deciso tentativo, da parte delle nuove generazioni cui il Bocchi appartiene, di superare il linguaggio della “bella maniera”, nel recupero di una naturalezza e di un’espressività attraverso lo studio di modelli primo cinquecenteschi.