Descrizione
Storia dell’Arte 112, Settembre – Dicembre 2005
Caterina Volpi
Salvator Rosa e il cardinale Francesco Maria Brancaccio tra Napoli, Roma e Firenze
Ritornando agli esordi dell’artista napoletano, il Rosa sarebbe giunto a Roma, secondo le più attendibili fonti biografiche, nel 1635, ospite del Brancaccio, allora cardinale dei S.S. Apostoli. Nel 1637 il pittore è documentato a Napoli da dove avrebbe inviato a Niccolò Simonelli il quadro raffigurante Tizio, un’opera che, anche grazie all’abile e moderno uso della pubblicistica messo in atto dal guardarobiere del cardinale, procurò al suo autore grande plauso e ne favorì il rientro, avvenuto certamente prima del 1639, quando il Rosa è documentato a Roma per il Carnevale. Nel 1638, secondo quanto sappiamo da una lettera di Francesco Romanelli a Francesco Barberini, il Brancaccio si trovava a Napoli con il pittore, probabilmente nella circo- stanza della sfortunata presa di possesso del vescovado di Bari; in quell’occasione il prelato può avere rincontrato il Rosa per ricondurlo con sé a Roma e, successivamente, nel settembre dello stesso 1638, a Viterbo. I pochi anni trascorsi stabilmente dall’artista in casa del Brancaccio sono stati trattati dagli studiosi in modo frettoloso probabilmente a causa della lacunosità delle testimonianze di cui si è detto, una contraddittorietà cui fa riscontro, per converso, la copiosa e lineare documentazione concernente gli anni fiorentini immediatamente successivi alla partenza di Rosa da Roma, nel 1640. Eppure questi due anni furono per il pittore forse tra i più importanti della sua carriera