Descrizione
Storia dell’Arte 112, Settembre – Dicembre 2005
Cecilia Mazzetti di Pietralata
Sandrart a confronto con Lorrain e Swanevelt: disegni inediti e riflessioni sul paesaggio
Nonostante l’infittirsi degli studi italiani in materia di paesaggio, sia le ampie ricognizioni che gli affondi specifici sulle singole personalità tendono ancora a sacrificare il pensiero e la produzione di Joachim von Sandrart in questo ambito; né l’uno né l’altra appaiono tuttavia trascurabili nella considerazione del contesto romano dei fervidi anni Trenta. Un nutrito numero di disegni di paesaggio che recano un’antica e mai verificata attribuzione a Sandrart si conserva sparso nelle principali collezioni pubbliche tedesche, per la maggior parte inediti. In questa sede verranno presentati solo alcuni di questi fogli, firmati o attribuibili con una certa convinzione, per tentare di definire ulteriormente la fisionomia del tedesco come disegnatore di paesaggio, e la sua evoluzione nel corso degli anni. Decisiva tanto per la sua produzione artistica quanto per quella teorico-storiografica fu la sua esperienza italiana, che lo vide trascorrere gran parte degli anni tra 1629 e 1635 a Roma, in un clima fecondo di fervida produzione artistica ed elaborazione teorica e di intensi scambi tra oltramontani e italiani. Anni cruciali, i Trenta, anche per la pittura di paesaggio, che vedono ormai acquisite le dirompenti novità del primo decennio, da Annibale ad Elsheimer, filtrate dal tonalismo direttamente appreso sui baccanali Aldobrandini, approfondite dalla conquista della pittura en plein air, sostenute da un mercato che si apriva sempre di più al genere e che veniva affrontato dai pittori con consapevolezza e caparbietà.